Si è appena conclusa l'ottava edizione di Gusto in Scena, tenutasi come ogni anno tra le splendide mura del complesso architettonico della Scuola Grande San Giovanni Evangelista, Venezia.
Il progetto lanciato quest'anno è stato "La Cucina del Senza", ne sono un esempio i formaggi biologici senza sale della latteria Perenzin.
L'evento è durato 3 giorni (dal 16 al 18 Marzo) ed era articolato in tre diversi momenti enogastronomici:
- Chef in Concerto, il congresso di Alta Cucina;
- I Magnifici Vini, degustazione di più di duecento vini provenienti da cantine selezionate per motivi storico-culturali e qualitativi;
- Seduzione di Gola: numerosi banchi d'assaggio di eccellenze gastronomiche italiane;
Ovviamente, da reggiana DOC quale sono, il primo assaggio è stato al banco del Parmigiano Reggiano. Quattro diverse stagionature, da quella da pasteggio (14 mesi) sino ad una di 50 mesi.
E' bene sapere che ci sono anche forme dalla stagionatura più lunga (100 mesi e più), ma la loro reperibilità in commercio è limitata e, in questo caso, la forma più matura proveniva da un casaro delle colline di Langhirano (PR).
Voi sapete come si degusta il Parmigiano Reggiano?
Prendete la scaglia, spezzatela a metà, assaporatene gli odori e a questo punto addentate. Più è giovane e più necessiterà di tempo per sciogliersi in bocca, più è stagionato e più sentirete sapori di frutta secca.
Numerosi banchi esibivano prodotti provenienti da presìdi Slow Food: ricette e produzioni con radici profonde nella tradizione italiana rischiavano di andar perdute, ma qualcuno ha deciso di proteggerle e farle conoscere.
Il Pan di Sorc, da Gemona (UD), è un pane dolce prodotto con un tipo di mais che si raccoglie dopo solo 50 giorni, la sua ricetta rischiava di scomparire assieme ai più anziani di quelle terre. O ancora, l'Asiago stravecchio stava per perdersi assieme alle Malghe, costruzioni tipiche della montagna, usate nel periodo estivo per il ricovero del bestiame e la produzione di questo formaggio. Perché una buona forma di Asiago venga catalogato come "stravecchio" necessita di 18 mesi di stagionatura e molti malgari preferivano vendere le loro forme prima del tempo. Oggi le malghe ancora attive sono più di sessanta e hanno creato un regolamento interno per proteggere il loro prodotto caseario.
Gli assaggi si sono alternati, poi, tra olio d'oliva pugliese e genovese da olive 100% taggiasche.
Il banco dell'azienda Agrimontana (CN) con le sua frutta candita sotto sciroppo è stato una piacevolissima sorpresa. Le loro albicocche sciroppate ancora con il nocciolo erano qualcosa di indescrivibile, anzi, immaginatevi un'albicocca fra le più dolci dal sapore di amaretto.
Dopo esserci soffermate al banco del culatello e del lardo di Parma, sia per assaporare i succulenti e grassi prodotti suini che per fare qualche chiacchiera con i giovani espositori, ci siamo dirette al secondo piano dell'edificio, dedicato ai vini.
Inebriate dai fumi di magnifici vini italiani, abbiamo fatto break con qualche mestolo di risotto alla parmigiana.
Ritorniamo dunque ai nostri "doveri", proseguendo negli assaggi e nei conseguenti "sprechi", come li chiamo io. Infatti, come gli intenditori sapranno bene, in una giornata dedicata all'enologia sarebbe impossibile assaggiare tutti i prodotti senza ritrovarsi a camminare a carponi. Non c'è altro modo che svuotare il bicchiere (e non intendo "all'alpina").
Il nostro tour enogastronomico sta volgendo alla fine, salutiamo il banco del Parmigiano Reggiano e notiamo con piacere che le forme sono praticamente vuote.
Un buon segno per l'enogastronomia Made in Italy.
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